Giunge spontaneo domandarsi – non so se sia una domanda che mi pongo solo io – se chi fa recensioni metal, abbia mai provato a cimentarsi con uno strumento come la chitarra elettrica o la tastiera.
La domanda giunge impulsiva e spontanea anche perché,
nella critica musicale metal, vi è chi dà giudizi tranchant
e netti, che fanno supporre vi siano tanti maestri di musica, tra le fila di chi
scrive riguardo al metal stesso.
Chiunque per esperienza abbia provato a suonare uno
strumento sa, per certo, quanto sia difficile trarne qualcosa di veramente
valido e bello. Ecco rispetto a quei recensori che, come si è
detto altrove, parlano con facilità di poca originalità di una musica o
direttamente di carattere derivativo di un gruppo, mi trovo invece molto più in
sintonia con i critici musicali, per esempio di Metal.it che non vedono cloni spesso e volentieri, ma
senza volontà di adulare, si rendono conto della fatica e complessità del fare
musica – in specie in ambito prog-power-metal – e tendono a premiare chi ha del
talento da vendere.
Per scelta, in questo mio piccolo spazio di critica musicale, non esamino lavori che non mi convincano profondamente, non ne avrei tempo e possibilità, tuttavia voglio sperare che l’entusiasmo, ove se ne mostrerà alquanto, non sia scambiato per adulazione.
Oggi scrivo qualche riga su un gruppo metal giovane
d’età e freschissimo anche di formazione (appena un paio d’anni o poco più): i
Frozen Crown – (Encyclopaedia
Metallum).
Parto subito considerando che non bisogna farsi
impressionare dalla copertina del disco d’esordio di questo quintetto: la cover
di “The Fallen King” è alquanto bruttina, anche coloristicamente, all’esatto
contrario del disco e della musica metal che vi è contenuta,
che è, invece un caleidoscopio di note variopinte.